Integralizzazione 34 1971
Collage, tempera e acrilico su tavola
71 × 71 cm
XVII Premio Termoli 1972

Mostra "Scollamenti" ottobre 2025

Foto: Paolo Lafratta

Romano Perusini nasce a Udine nel 1939. Dopo gli studi intraprende un percorso che lo porta a partecipare attivamente al vivace clima culturale friulano degli anni Cinquanta e Sessanta, distinguendosi come una delle figure di riferimento dell’astrazione geometrica in Italia.

Le prime esperienze artistiche sono legate al disegno e alla pittura figurativa, ma già nei primi anni Sessanta Perusini abbandona progressivamente la rappresentazione tradizionale per dedicarsi a un linguaggio essenziale e rigoroso, vicino alle ricerche dell’arte programmata e cinetica.

La sua adesione al Gruppo 1 di Padova, formato nel 1962 insieme ad Alberto Biasi, Manfredo Massironi e Edoardo Landi, segna una svolta decisiva. Il collettivo si colloca all’interno della più ampia corrente dell’Arte Programmata, condividendone l’attenzione per i processi ottico-percettivi, le strutture modulari e l’uso sistematico delle leggi della Gestalt(scuola tedesca sulla percezione). In questo contesto Perusini concentra la propria ricerca su superfici scandite da ritmi geometrici, contrasti cromatici e variazioni seriali, con l’obiettivo di sollecitare lo sguardo e coinvolgere lo spettatore in un’esperienza dinamica.

Gli anni Settanta vedono un’evoluzione del suo linguaggio verso composizioni sempre più ridotte ed essenziali, dominate dal rapporto fra forma e colore. Le tele si popolano di segni netti, quadrati, cerchi e linee che creano tensioni ottiche, quasi a suggerire uno spazio in continuo movimento. Integralizzazione 34 (1971) è composto da una serie di figure che sembrano sovrapposte. Grazie alle diverse gradazioni di grigio Perusini crea un effetto ottico che dona dinamismo e tridimensionalità al quadro.

In questo periodo Perusini espone in diverse mostre collettive dedicate all’arte cinetica e programmata, accanto ad altri protagonisti della scena italiana come Getulio Alviani, Ennio Chiggio e Toni Costa.

Negli anni Ottanta e Novanta la sua ricerca si concentra ulteriormente sull’idea di ritmo e variazione: le composizioni diventano campi visivi attraversati da scansioni regolari, in cui la luce e il colore assumono un ruolo fondamentale. Pur mantenendo la coerenza con l’impostazione metodologica degli esordi, Perusini sviluppa un linguaggio personale, nel quale il rigore geometrico convive con una sensibilità lirica.

Romano Perusini scompare prematuramente nel1 979, lasciando un corpus di lavori che lo collocano fra i protagonisti dell’arte programmata e cinetica italiana. La sua ricerca, fedele ai principi di chiarezza e rigore formale, ha contribuito a delineare un capitolo fondamentale della sperimentazione visiva del secondo Novecento.