
Mostra "Scollamenti" ottobre 2025
Luigi Di Sarro (Lamezia Terme, 1941 – Roma, 1979), pseudonimo di Luigi Di Sarro De Sanctis, nasce a Lamezia Terme nel 1941. Nel 1946 si trasferisce con la famiglia a Roma, dove vivrà e lavorerà per tutta la vita. Fin da giovanissimo mostra una naturale inclinazione per il disegno e la sperimentazione artistica, ma sceglie inizialmente di intraprendere gli studi di Medicina e Chirurgia presso l’Università “La Sapienza”, specializzandosi in Neurologia. La formazione scientifica segnerà profondamente il suo percorso, orientando la sua arte verso un’analisi lucida e metodica dei processivitali e percettivi.
Le prime esperienze artistiche risalgono agli anni Sessanta. In questo periodo Di Sarro lavora soprattutto su carta, con grafite e inchiostro, elaborando segni e strutture che alludono alla materia biologica e alla forma organica. È una fase di ricerca silenziosa ma intensa, in cui il segno diventa veicolo di energia interiore, impronta e testimonianza di una presenza. La sua pittura si orienta verso un linguaggio astratto e mentale.
A partire dalla metà degli anni Sessanta, l’artista elabora una poetica fondata sul concetto di traccia: incisioni, graffi, ferite sulla superficie pittorica che evocano il passaggio del tempo e la memoria del corpo. Senza titolo (1979) è un paesaggio composto da gruppi di segni diversi e materici, che restituiscono l’idea di movimento e mutamento.
Alla fine degli anni Sessanta e nei primi anni Settanta, Di Sarro sperimenta con la fotografia, il video e l’installazione, ponendo al centro della propria indagine il corpo e il segno come strumenti di conoscenza. Il suo approccio si avvicina a quello della Body Art e dell’arte concettuale, distinguendosi per l’intensità introspettiva e la costante riflessione sulla percezione. In queste opere il corpo diventa oggetto d’indagine visiva e psichica insieme.
Negli anni Settanta la fotografia assume un ruolo decisivo. Di Sarro utilizza il mezzo fotografico non comedocumentazione, ma come processo: l’immagine non fissa, ma registra un movimento, un’azione, un’energia. Negli ultimi anni della sua vita la sua opera si fa più rarefatta e concettuale. Le immagini si dissolvono in superfici neutre, i gesti diventano minimi, essenziali, come a voler ridurre la visione alla sua soglia più fragile. La figura si sottrae lentamente alla visibilità, lasciando soltanto la traccia luminosa del suo passaggio.
Luigi Di Sarro muore tragicamente a Roma nel 1979, assassinato dalla polizia che lo confonde per un militante delle Brigate Rosse. La sua morte improvvisa interrompe un percorso di straordinaria intensità, ma la sua eredità viene preservata grazie alla nascita del Centro di Documentazione della Ricerca Artistica Contemporanea Luigi Di Sarro.