Achille Pace nasce a Termoli il 1 giugno 1923. Nel 1935 si trasferisce a Roma dove entra in contatto con i maestri della Scuola Romana. Nel 1955 parte per un lungo soggiorno in Svizzera durante il quale ha modo di approfondire la lezione di Paul Klee e degli Espressionisti tedeschi.
Rientrato a Roma alla fine degli anni ‘50 intraprende il suo percorso d’artista, prima nell’arte Informale, poi staccandosene e adottando la poetica del filo: “I sinuosi ma esatti percorsi del filo nei campi opachi e deserti del quadri di Pace tessono lo spazio sul rapporto da uno a infinito[1]” scrive il critico d’arte Giulio Carlo Argan.
Dagli anni ’60 Pace avverte l’esigenza di depurare il proprio linguaggio da ogni contenuto emozionale o rappresentativo. Le sue superfici sono prevalentemente bianche o di un grigio tendente al nero, la tela viene tinta prima di essere fissata al telaio. I fili assumono profili serpentiformi, intrecci, avvolgimenti, in seguito l’artista aggiunge frammenti di tela grezza dal cui ordito si liberano i fili, mettendo allo scoperto l’operazione di sottrazione della materia, oltre la quale c’è il vuoto. Come scrive L. Strozzieri: “la sua tecnica usa il punto, la linea, il geroglifico, la macchia, lo scarabocchio, l’intreccio, con questi mezzi redige itinerari poetici, un ‘diario dell’anima’”[2]
Negli anni ‘60 all’individualismo dell’artista, si propone il lavoro di gruppo come dimensione di nucleo sociale e come possibilità di riscontro e verifica della ricerca artistica. Gli artisti Nicola Carrino, Gastone Biggi, Nato Frascà, Achille Pace, Pasquale Santoro, Giuseppe Uncini, costituiscono nel 1962 a Roma il Gruppo Uno, il critico Giulio Carlo Argan aveva caldeggiato l’idea a seguito di un incontro con alcuni di essi proprio a Termoli in occasione del Premio Termoli del 1962.
Il gruppo si differenziava dai gruppi operanti al Nord Italia che si ponevano al termine di un procedimento industriale applicabile all’arte ma anche dai pittori della Scuola Romana, legata ad influssi statunitensi. La ricerca pittorica degli esponenti del Gruppo Uno offre una nuova grammatica del vedere formale e cromatico. Secondo i critici Luciano Caramel e Patrizia Ferri[3], che curano una mostra del gruppo a Termoli nel 1998:
[Il]“Gruppo Uno indaga sul rapporto artista-società e propone l’analisi dei processi del fare e del vedere in una sua particolare area, differenziata sia da Gestalt e Op Art, che dalla Pop Art, attraverso l’uso della forma geometrica primaria e dei materiali tradizionali e contemporanei”.
Achille Pace, a partire dalla quinta edizione del Premio 'Castello Svevo' Termoli nel 1960, diventa figura di riferimento dello svolgersi del Premio Termoli e delle mostre che si susseguono nella Galleria Civica d'Arte Contemporanea, istituita dal 1978 nella ex Chiesa di Sant’Antonio, nella piazzetta omonima di fronte al mare nel centro di Termoli.
Achille Pace muore a Roma il 28 settembre 2021 a 98 anni.
[1] A. Pace, Itinerari, Il quadrato n° 41, Edigrafica Aldina s.p.a, Roma, 1977, p. 29.
[2] L. Strozzieri, Quattordici Artisti, Umbria editrice, 1982, p. 6
[3] L. Caramel, P. Ferri, Gruppo Uno 1962/1967. Gli anni ‘60 a Roma, Edizioni Joyce & co. Roma, 1998, p. 74.