Infinita possibilità di percorrenza 1972
Olio su tela
100 × 80 cm
XVIII Premio Termoli 1973

Mostra "Scollamenti" ottobre 2025

Foto: Paolo Lafratta

Luigi Boille si diploma nel 1949 all’Accademia delle Belle Arti di Roma. In quel periodo le sue opere sono legate ancora al soggetto figurativo, ma la costruzione del quadro attraverso il colore anticipa il percorso che seguirà.

La sua carriera si concentra fra il 1951, quando si trasferisce a Parigi, e il 1969, anno in cui rientra definitivamente a Roma. In questo periodo entra a fare parte delle Jeune Ecole de Paris, un gruppo informale di artisti che sperimentano a Parigi nel periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale. Nel 1954 espone nella prima mostra collettiva del gruppo, dal titolo Jeune peinture, alla Galleria Facchinetti di Parigi.

Tra il 1955 e il 1964 è impegnato in una serie di mostre in giro per l’Europa e l’America: come quella del 1964 con Capogrossi, Castellani e Fontana al Guggenheim International Award di New York. Nel 1966 torna in Italia per la sua personale alla XXXIII Biennale di Venezia.

Il critico Michel Tapié vedeva nella sua pittura degli elementi riconducibili al Barocco: la ricchezza del colore e il segno sinuoso permetteva a Boille di donare ai suoi dipinti dinamismo e fisicità.

La traccia sinuosa e ramificata e l’uso del colore sono i tratti distintivi che si ritrovano lungo tutta la sua carriera. La traccia, nei suoi dipinti, non è una figura o una forma geometrica, ma è un segno ripetuto, ossessivo, inconscio. All’inizio Boille brucia la pittura a olio per dare l’effetto di uno squarcio. Il tono del colore ha a che fare con le emozioni che l’artista prova nel momento in cui dipinge.

È del 1958 il dipinto Segno in cui, su un fondo scuro e cupo che sembra squarciarsi, vediamo una traccia bianca, che si muove a zig-zag, con delle ramificazioni.

Tra il 1960 e il 1966 nascono le prime serie in cui crea delle sperimentazioni con il colore, nelle quali fondo e segno convivono. Saranno queste sperimentazioni a portare, negli anni ’70, alla creazione dei quadri monocromi, con un unico colore dominante. L’artista trasforma la traccia da elemento centrale in un segno quasi impercettibile, ripetuto come una trama. Boille unisce alla concretezza e fisicità dell’arte occidentale le pitture asiatiche, astratte e bidimensionali.

Il segno subirà un’ulteriore semplificazione agli inizi del 2000. Nei quadri dell’ultimo Boille il colore, acceso e totalizzante, è il vero protagonista del dipinto. Il segno non è più un unico tratto che domina tutta la tela, ma diventa più piccolo, controllato e visibile grazie ai toni scuri che contrastano con il colore del fondo.

Nell’opera Infinita possibilità di percorrenza (1971) su uno sfondo giallo possiamo scorgere dei segni bianchi, più chiari. Sebbene non possiamo definirli una trama, perché non si ripetono con uno schema preciso, i segni si moltiplicano all’infinito, occupando la totalità del quadro. L’intreccio di queste tracce vuole creare nello spettatore uno “stato d’animo di pura contemplazione”. Chi osserva il quadro ha infinite possibilità di percorrerlo e perdersi al suo interno.