Tra il 1959 e il 1960 Gastone Novelli inizia a realizzare dipinti sulla cui superficie si spargono varie scritte. Alla base c’è il grande interesse dell’artista per il mondo della poesia e della letteratura manifestato già nella rivista “L’Esperienza Moderna” fondata insieme a Achille Perilli nel 1957. Importante per la sua produzione tra fine anni Cinquanta e inizio Sessanta fu anche la presenza a Roma di Cy Twombly.
Novelli fa la sua conoscenza presso la galleria “La Tartaruga” di Plinio de Martiis che nel 1958 organizza la prima personale europea dell’artista americano e, fra il 1959 e il 1960, tre collettive a Roma, Bruxelles e Stoccarda a cui partecipano entrambi gli artisti. Novelli inoltre in quegli anni inizia a mostrare l’influenza che su di sé hanno gli scrittori della neoavanguardia francese di area tardo surrealista e del Nouveau Roman che rifiutano la tradizionale linearità logico-cronologica del romanzo e l’idea di un racconto scandito nel tempo, in favore di una simultaneità di informazioni, spesso ripetute, scaturite anche da un dialogo interiore e dalla memoria dei personaggi.
Proprio in Gabbie senza saperlo Novelli sembra avere l’urgenza di riportare sulla tela, in modo automatico, un agitato discorso in cui le scritte sono tracciate con andamenti contrastanti e grafie diverse, frammentate, sintatticamente slegate e incoerenti. L’artista fa in questo caso uno dei primi tentativi di organizzazione della scrittura all’interno della tela tramite riquadri e caselle che svilupperà in altre opere da lì in avanti. Sembra quasi volere imitare i pezzi di giornale che era solito incollare nelle tele del 1959. Nonostante questo tentativo di sistematizzazione, la sua scrittura risulta di difficile lettura perché nelle tele di quegli anni Novelli usa spesso velare con colore bianco i segni già tracciati, lasciandoli in trasparenza oppure coprendoli fino a renderli non più percepibili. Lo stesso titolo dell’opera è solo parzialmente visibile nel rettangolo in alto a destra. La cancellatura, la grafia incerta, il continuo flusso di parole fanno sì che le sue “narrazioni” necessitino di una lunga lettura, fatta di pause e di ritorni. Potremmo perciò dire che la scrittura di Novelli è tanto impegnata – culturalmente, socialmente e politicamente – quanto impegnativa per chi guarda-legge le sue opere.