
Mostra "Scollamenti" ottobre 2025
Riccardo Lumaca nasce a Parma nel 1938, città a cui rimane sempre legato. Sviluppa la sua ricerca a partire dagli anni Sessanta, in un ambiente culturale vivace, vicino all’Università e ad alcune importanti figure della vita culturale della città come Carlo Arturo Quintavalle. Da amante della critica d’arte, baserà tutta la sua ricerca artistica sulla lettura e rilettura delle opere attraverso il mezzo fotografico, il montaggio, l’ironia e la personificazione in personaggi del passato.
Nel 1967 realizza Autoritratto come Picasso, una serie di opere in cui sostituisce il proprio volto a quello del celebre pittore spagnolo. Sulla stessa scia di questi scatti, realizza 8x8 Ritratti all’infinito di Riccardo Lumaca presentati daCorrado Costa, in cui si fotografa nei panni dei più importanti pittori del Rinascimento. Questo gesto provocatorio mostra chiaramente la sua idea: l’arte non è un monumento intoccabile, ma qualcosa che può essere reinventato e riletto con libertà.
Negli anni Settanta si occupa di un progetto particolare: gli Apocrifi. Con questo termine indica opere che immaginava come se fossero state create da grandi maestri del passato, come Vermeer, Magritte o De Chirico, ma che in realtà erano sue invenzioni. Lumaca riprende l’atmosfera raccolta e silenziosa dei dipinti Vermeer, rielaborandola con la fotografia e il montaggio: come succede nel dittico fotografico Due gentiluomini e due donne che bevono (1974). L’opera non è una copia, ma una riflessione sul rapporto tra passato e presente, tra realismo e artificio, e mostra la capacità dell’artista di trasformare la citazione storica in un gioco concettuale.
Sempre in quegli anni torna a concentrarsi su Parma, realizzando la serie Pubblicità... è amore? Una serie di cartelloni pubblicitari che distribuisce per la città. Queste opere vengono utilizzate per smascherare l’ipocrisia dell’apparato pubblicitario, spesso nascosta dietro frasi dolci e immagini divertenti.
A metà degli anni Ottanta Lumaca crea una serie di lavori dedicati alla statua del Parmigianino, collocata in piazza della Steccata a Parma. Ne riproduce l’immagine con colori innaturali e la replica più volte, trasformandola in un’icona pop. Con questa scelta, mette in discussione l’idea di unicità dell’opera d’arte e invita a riflettere sul potere delle immagini quando vengono ripetute e reinterpretate.
Negli stessi anni avvia la serie Piccola storia del quadro girato, in cui invece di mostrare il dipinto nella sua parte frontale, lo rappresenta dal retro. Un gesto semplice, ma carico di significato: lo spettatore è costretto a guardare ciò che di solito resta nascosto.
Tra il 1999 e il 2000, si avvicina al linguaggio di Francis Bacon, pittore irlandese noto per i suoi volti e corpi deformati. Lumaca utilizza la tecnica del “fermo immagine”, cioè la cattura di un istante come in una fotografia, per creare una lunga serie di disegni e dipinti dove il soggetto viene ripetuto in più varianti di forma e colore.
Nel 2024, all’APE Parma Museo, gli è stata dedicata una grande mostra antologica, con oltre 130 opere, molte delle quali mai esposte prima.