
Mostra "Scollamenti" ottobre 2025
Tomaso Binga, nata Bianca Pucciarelli, nasce a Salerno nel 1931. All’età di dieci anni scrive le prime poesie, dimostrando particolare interesse per la scrittura verbo- visiva: una forma di poesia che unisce parole e immagini.
La sua traiettoria artistica inizia negli anni ’60, con le prime poesie sonoro- performative che recita con voce e corpo, come in una performance. Attira l’attenzione della critica già nel 1971, con la sua prima mostra alla Galleria Studio Oggetto di Caserta dove si presenta al pubblico con il nome di Tomaso Binga. L’utilizzo di un nome maschile riflette le sue convinzioni femministe e critica con ironia la società dominata dagli uomini e dai pregiudizi verso le donne. Tomaso è un omaggio a Tommaso Marinetti, poeta e artista futurista. Binga è una storpiatura infantile del nome Bianca e rivela il suo richiamo ricorrente a fiabe e filastrocche.
Sebbene usi un linguaggio all’apparenza infantile, l’artista vuole far riflettere il pubblico sul significato profondo delle immagini, dei gesti e delle parole. Binga è fortemente attiva sul fronte sociale: entra a far parte del movimento di Rivoluzione Femminile, un gruppo di artiste e attiviste che si battevano per i diritti delle donne. Risale a questo periodo Bianca Menna e Tomaso Binga oggi spose (1977): in questa performance l’artista affianca foto di sé in abito da sposa a immagini del suo alter ego maschile. Le foto in cui è vestita da sposa sono del suo vero matrimonio con il critico d’arte Filippo Menna. All’interno di una casa nasce la performance Carta da Parato (1976): con l’installazione di una serie di carte da parati sulle quali erano riportate frasi come: “Le parole che le donne volevano pronunciare ma che non riuscivano a dire”. Le pareti si intrecciavano con l’abito dell’artista, che richiamava il detto “Fare carta da parato”, espressione usata per descrivere le donne ignorate dagli uomini alle feste. La ricerca di Tomaso Binga è votata a una forte sperimentazione. Nella prima metà degli anni ‘70 collabora con l’artista Verita Monselles, che fotografa le performance: Ordine Alfabetico, Alfabeto Vocalico e Alfabeto Murale (1973-1974) e Scrittura Vivente (1976). Sono degli abecedari su carta, molto simili a quelli utilizzati nelle scuole d’infanzia, con una lettera per pagina, creata da una coreografia del corpo nudo dell’artista. Negli anni ’90 partecipa al Maurizio Costanzo Show, declamando le sue poesie al grande pubblico. Le sue prime apparizioni televisive suscitano reazioni contrastanti, incontrando inizialmente una certa ostilità ma vengono presto rivalutate e apprezzate, in particolare dal pubblico femminile, che si riconosce nei temi sociali affrontati dall’artista.
Tra il 1985-1991 ci sarà l’“Armistizio fra pittura e scrittura”, che darà vita alla serie Biographic. Presentata all’XI Quadriennale di Roma, consiste in un gigantesco quadro, composto da 17 tasselli (al museo è esposto il n.6) in cui le linee e i tratteggi rimandano alla scrittura astratta, che non ha un significato preciso. Le lettere dell’alfabeto sono trattate e deformate pittoricamente, vengono scomposte e ricomposte grazie all’utilizzo del gesto pittorico e del colore. Binga cerca di far arrivare al pubblico la propria voce e il proprio pensiero usando media molto diversi fra loro e cercando, attraverso ironia e paradosso, di risvegliare le coscienze di chi guarda e ascolta.