Figurando tra i protagonisti delle ricerche gestaltiche e programmate italiane, Francesco Guerrieri (1939 - 2015) si distingue nello studio dei fenomeni legati alla percezione visiva per l’assoluta fedeltà al linguaggio della pittura e per il metodo antidogmatico e intuitivo impiegato. L’artista condivide con molti suoi coetanei la volontà di restituire all’esperienza artistica un valore comunicativo razionale e oggettivo, che superi l’attitudine irrazionale e soggettiva che aveva contraddistinto gran parte delle esperienze artistiche italiane e internazionali fiorite nel secondo dopoguerra (correnti informali materiche e gestuali). Come affermato nella dichiarazione di poetica dello Sperimentale p. – progetto collaborativo che vede Guerrieri impegnato durante gli anni Sessanta, fondato insieme all’artista e compagna di vita Lia Drei –compito dell’arte è “reperire o costituire degli elementi di linguaggio validi intersoggettivamente […] Occorre analizzare e sperimentare gli elementi fino a che questi non abbiano raggiunto una condizione di obiettiva efficacia in rapporto alla forma che essi vengono a formare e in rapporto ai possibili fruitori della forma. Trattandosi di elementi e forme visive, l’efficacia obiettiva e intersoggettiva si risolve in efficacia ottico-percettiva”. E ancora, secondo quanto asserito in occasione del XIV Convegno Internazionale Artisti, Critici e Studiosi d’Arte tenutosi a Verucchio nel 1965, “L’artista deve uscire dalla propria torre d’avorio e ricercare le basi e gli elementi per comunicare con gli altri soggetti dell’attuale società”.
Il dipinto Analisi dell’apparenza N.2, realizzato nel 1974, si colloca nel contesto del ciclo Il Quadro Luce, che viene avviato dall’artista intorno alla fine degli anni Sessanta e che segna un stadio già maturo delle sue riflessioni e sperimentazioni. Il critico e storico dell’arte Filiberto Menna (Il quadro-pensiero di Francesco Guerrieri, 1975) rileva come in questa fase i lavori dell’artista lascino emergere un maggiore spessore semantico e un’inedita tensione simbolica, contrariamente alle opere realizzate nel decennio precedente, incentrate piuttosto su un’attenzione alla pura articolazione sintattico-strutturale; contestualmente, i segni acquistano una maggiore fluidità e le composizioni si fanno più libere.
Come tutti i quadri-luce, anche Analisi dell'apparenza N.2 è impostato su uno scarto cromatico minimo, dato dall’accostamento di due diversi toni di giallo al bianco. Le irregolari bande di colore tracciate dall’artista si raggruppano lungo il bordo inferiore e superiore della tela e in una ristretta area centrale, mentre ampie “zone silenziose di vuoto” (Maria Torrente, 1994) invadono la maggior parte della superficie pittorica: Guerrieri mette in discussione le convenzioni di interpretazione visiva cui siamo abituati, portando direttamente in ballo il tema della relazione figura–sfondo, centrale nella psicologia della Gestalt. Nel dipinto, l’ambivalenza di questo rapporto si posiziona sul filo di una dinamica di scambio “positivo-negativo”, per cui lo sfondo si fa figura e viceversa. Come dichiara l’artista: “L’opera si apre all’ambiguità, sia attraverso l’ambiguità percettiva, sia attraverso figurazioni complesse plurisignificanti, fino all’emergere del “negativo”, al “vuoto” che si fa “positivo”. Il processo di contraddizione non conduce ad un impoverimento o rifiuto totale del codice originario, ma, in definitiva, ad un suo arricchimento, ampliamento, approfondimento” (1973).
Sollecitando la percezione degli spettatori, i quadri di Francesco Guerrieri mirano a risvegliare il senso critico del loro sguardo e a potenziare la loro capacità di interpretazione visiva e valutazione estetica del mondo sensibile.