
Mostra "Scollamenti" ottobre 2025
Achille Pace (Termoli, 1923 – Roma, 2021) nasce a Termoli nel 1923. Frequenta l’Istituto d’Arte di Roma, dove approfondisce lo studio dei materiali e delle tecniche. Dopo il diploma si stabilisce nella capitale, inserendosi nel vivace ambiente artistico romano del dopoguerra, in contatto con figure come Giulio Turcato, Piero Dorazio e Achille Perilli. Leprimeopere,realizzatetralafinedeglianniQuaranta e i primi Cinquanta, risentono ancora di un linguaggio figurativo legato al paesaggio e alla tradizione.
A partire dalla metà degli anni Cinquanta, Pace abbandona definitivamente la figurazione per dedicarsi a un linguaggio astratto. La sua ricerca si orienta verso l’Informale, con una pittura gestuale e materica. In questa fase la superficie pittorica si carica di energia, segni e vibrazioni che rivelano un profondo coinvolgimento emotivo.
Verso la fine degli anni Cinquanta il Comune di Termoli lo invita a curare la rassegna del V Premio Termoli. Grazie ai contatti con artisti e critici di fama internazionale, Pace apporta un’importante svolta alle prime edizioni del premio.
Nel 1962, insieme a Nicola Carrino, Nato Frascà, Giuseppe Uncini e Pasquale Santoro, fonda il Gruppo Uno. L’intento era quello di superare sia l’Informale sia l’astrazione geometrica, attraverso una sintesi che unisse la libertà del segno alla razionalità costruttiva. All’interno del gruppo, Pace porta avanti una personale riflessione sulla materia e sulla struttura dello spazio, utilizzando pigmenti naturali e materiali poveri per indagare la relazione tra gesto e superficie.
Proprio in questo contesto nasce uno degli elementi più originali e riconoscibili della sua arte: l’uso del filo. A partire dalla metà degli anni Sessanta, il filo di corda diventa per lui segno e materia insieme: che sia teso, annodato o intrecciato, il filo diventa un elemento che unisce ordine e spontaneità, rigore e poesia, tempo e spazio.
Negli anni Settanta la sua ricerca si affina ulteriormente.
Le tele si spogliano di ogni elemento superfluo, lasciando emergere la trama essenziale della composizione. I colori si riducono a gamme neutre – bianchi, grigi, terre – e il filo diventa protagonista assoluto, tracciando un ritmo visivo misurato e continuo. In questa fase Pace si avvicina alle tendenze dell’Arte Analitica, condividendone la riflessione sulprocessoesullapitturacomeattomentale,ma mantenendo un tono lirico e meditativo che distingue profondamente la sua poetica. In Itinerario incontro (1978) la gamma di colori è ridotta al nero; 7 fili (4 dal basso, 3 dall’alto), sono i veri protagonisti dell’opera, scandendo gli spazi e dando una sensazione di movimento illusoria.
Negli anni Ottanta e Novanta, la sua arte si concentra sull’equilibrio fra materia e luce. Le superfici monocrome, spesso attraversate da un unico filo teso o sospeso, si offrono come luoghi di silenzio e contemplazione..
Durante tutta la sua carriera, Pace partecipa a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Partecipa alla XXXVI Biennale di Venezia del 1972. Riceve numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Sulmona per la pittura nel 1986.
Achille Pace muore a Roma nel 2021. La sua ricerca, costante e coerente, ha attraversato più di settant’anni di storia dell’arte italiana, unendo rigore concettuale e sensibilità poetica. Il filo, elemento simbolico e concreto, resta la cifra distintiva del suo lavoro: segno di continuità, misura dello spazio e metafora del legame profondo tra arte e vita.