[…] i quadri di Biggi sono sempre stati dipinti, almeno dai Continui in avanti, tenendo la tela orizzontale, e poi realizzati con continuità consapevole, il più delle volte in alcune ore, in una sola giornata; pochissime grandi opere sono state realizzate in più giorni, ma sempre con continuità di impegno fino alla conclusione del dipinto.
Si comprende perché Biggi intendeva eseguire nell’arco di poche ore, o di una giornata, il suo dipinto: perché si trattava per lui come di una “esecuzione” musicale e quindi gli strumenti, la preparazione dell’opera, il fondo sempre strettamente legato al sistema dei punti della serie dei Continui o quella delle Variabili, tutto doveva essere funzionale alla stesura condotta dalla periferia e da un lato, e poi dal basso all’alto per determinare la scansione delle file di punti, e magari poi l’inserzione sui punti stessi di un altro colore, nero, grigio, sul bianco, o viceversa, in modo da “scrivere” e dunque comporre un ritmo musicale. L’altro aspetto che va sottolineato è proprio la volontà di Biggi di mantenere una precisa scrittura, quindi utilizzare la stessa grafia, la stessa variazione in ciascuna opera, da identificarsi con la forma e i colori del punto o dei punti, la loro intersezione, il loro ritmo variato, la differenza proprio della forma dei punti, la loro capacità di scandire lo spazio e, con questo, il tempo.
Il tempo impegnato a produrre l’immagine, il tempo che chi guarda deve impegnare per comprenderne le variazioni sottilissime all’interno di essa, il tempo che viene rappresentato dal sistema dell’immagine compiuta e quello che si scopre da vicino, osservando l’acribia e la sapienza ritmica di chi ha realizzato l’opera, sono tutti elementi relativi alla durata. Tutto questo si deve conoscere per affrontare il secondo blocco delle immagini del punto dipinte da Biggi, e intendo quindi le Variabili che propongono una scansione differente, non più la superficie della tela completamente coperta di punti, ma l’addensarsi dei punti al centro dello spazio dipinto, punti che ora, nel quadrato scandito al centro della tela, mostrano una forza che li rende partecipi dell’astrazione di Mondrian oppure dell’architettura, magari quella di Mies van der Rohe con i suoi ritmi infiniti di finestre-griglia specchiate di nero. Le matrici di ogni creazione possono essere molto diverse, ma proprio nelle differenze si potrà cogliere la qualità dell’invenzione e la tensione di queste nuove opere di Biggi, le Variabili.
Arturo Carlo Quintavalle e Gloria Bianchino, Gastone Biggi – Catalogo ragionato dei dipinti, Skira Editore, Milano 2018