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Rob 1964
latta litografata su tavola
104 × 74.5 cm
IX Premio Termoli 1964

Eugenio Carmi (Genoa, February 17, 1920 - Lugano, February 16, 2016) was one of the leading exponents of Italian Abstractionism since the early 1950s. Beginning with Informalism in the first two decades he then shifted to the rigor of Geometric Abstraction in the late sixties which he continued to develop over the following decades.

Most of his works are on canvas, but he also experimented with paper, iron, glass, tinplate, plastics and light. Of his kinetic works, SPCE, was invited to the 1966 Venice Biennale. From 1956 to 1965, he was Art Director of the Cornigliano/Italsider national steel industry. In 1963 he founded the Galleria del Deposito in Genoa, an artists cooperative for the creation of multiples. A member of Alliance Graphique International, he is considered an innovator of graphic design of the 1950s and 1960s. Over the decades, his painting was never merely a singular act. Always in connection with the world around him, he was a generous catalyst for other artists and intellectuals. He was an active presence in international conventions, conferences and classrooms.

From his friendship and collaboration with Umberto Eco, three children’s fables were created which are now published world-wide. During that same period, he realized Stripsody, a work that owes its uniqueness to the deep artistic and human harmony between him, Eco and Cathy Berberian. Over the decades he’s had numerous solo exhibits in Italy and abroad. His works are part of museum and institutional collections in Italy, Germany, Great Britain, Poland and the United States. He defined himself as a Maker of Images.

Photo: Gianluca Di Ioia
by Umberto Eco © (grazie all'Archivio Eugenio Carmi)

Le latte litografate

Le « latte » sono fogli stesi su cui lo zincografo ha stampato quelle che, sulla scatola finita, saranno le etichette: tonno, lucido da scarpe, paté… Qualche anno più tardi Andy Warhol dipingerà le sue scatole di Campbell Soup eternandole come i capolavori vascolari della classicità contemporanea. Carmi scopre le latte non quando le vede finite, nelle vetrine dei negozi, ma quando le incontra abbandonate nel magazzino dello stampatore, e di preferenza fissa la sua attenzione su quelle mal riuscite, dove sono state passate due o tre mani di stampa, o dove la stampa ha sbavato. Questo chiarisce che l’attenzione di Carmi per il paesaggio industriale non è di tipo « pop ». Non è l’oggetto in quanto oggetto commerciale che lo appassiona o lo preoccupa: per cui non penserebbe mai a riprodurre un sandwich o un paio di pantaloni stazzonati, né ad afflosciare macchine da scrivere.

L’oggetto industriale, per attirarlo, deve avere dei ritmi geometrici evidenti: tali che, anche svuotando l’oggetto del suo significato originario (che di solito è un significato intenzionale, una ingiunzione, un avviso, un appello), rimanga una forma ritmata, evidente, percepibile, memorizzabile, disponibile per altri significati. In più, oltre ai ritmi geometrici, appassionano Carmi le sfide percettive, verso cui in questo periodo si sta orientando sempre di più: forme ambigue, geometrie dagli esiti multipli, confusione di carte tra figura e fondo, sovrapposizioni di retini. Ecco quello che gli propongono le latte litografate.

Come si vedrà egli le accetta come objet trouvé o le lavora, stabilendo una sorta di progressione di questo genere, logica se non cronologica:

a) latte integrali, riuscite, estraniate solo dalla moltiplicazione a cui sono sottoposte, che fornisce loro una sorta di presenza ossessiva, capace di andare al di là di quel che parevano dire (persino se avvertono « pericolo di morte »);

b) latte trovate, in cui la manipolazione è effetto casuale di un incidente o di un atto d’imperizia dello stampatore; di solito sono « prove », gettate per le stesse ragioni per cui Carmi le raccoglie, a causa della ambiguità d’immagine che nasce dalle sovrapposizioni;

c) latte lavorate dal pittore, con l’introduzione di oggetti geometrici, iterazioni ritmiche; gli oggetti non servono a snaturare le latte, bensì a ridondare il ritmo che esse già suggerivano;

d) latte che danno origine a collage e a composizione originale; in quanto il collage è di elementi metallici, ricorda certi aspetti delle sculture in ferro; in quanto entrano in gioco elementi segnaletici a colori, si apre qui una stagione che rimanda in parte ai cartelli antinfortunistici, ma che annuncia (vista retrospettivamente) l’epoca dei « fumetti » e di Stripsody. In tal modo l’esperienza, originariamente geometrico-percettiva, delle latte ha compiuto la sua funzione, ha immesso in un’altra fetta di paesaggio, si è consumata per lasciare riemergere segnali evidenti, lettere alfabetiche, nuovi accenni di contenuti.


Umberto Eco Eugenio Carmi una pittura di paesaggio? Milano: Prearo Editore, 1973.


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